Casa Universitaria San Damiano

Progetto "Casa Universitaria San Damiano"

Era già del tutto mutato nel cuore e prossimo a divenirlo anche nel corpo, quando, un giorno, passò accanto alla chiesa di San Damiano, quasi in rovina e abbandonata da tutti. Condotto dallo Spirito, entra a pregare, si prostra supplice e devoto davanti al Crocifisso e, toccato in modo straordinario dalla grazia divina, si ritrova totalmente cambiato. Mentre egli è così profondamente commosso, all’improvviso cosa da sempre inaudita! (Gv 9,32) l’immagine di Cristo crocifisso, dal dipinto gli parla, movendo le labbra. «Francesco, gli dice chiamandolo per nome (Cfr Is 40,26) va', ripara la mia casa che, come vedi, è tutta in rovina».


 

Il progetto “Casa Universitaria San Damiano” nasce dal desiderio e dalla necessità di prendersi cura di tante “case in rovina”: vite e storie di tanti giovani abbandonati alle loro fragilità, spesso soli, senza nessuno con cui condividere il cammino.

Come per san Francesco, non si tratta quindi di ricostruire qualcosa di materiale, ma di mettere al centro la persona, tempio dello Spirito Santo (cfr. 1Cor 6,19), provando a condividere una vita fraterna che sappia ri-sanare e ri-donare bellezza.


Il nome della struttura e del progetto è dovuto a due aspetti. Il primo motivo riguarda la presenza dei frati minori conventuali ad Urbino e al fatto che gli spazi interessati alla realizzazione del progetto, sono adiacenti al convento. Il secondo motivo, è in riferimento al celebre episodio della vita di san Francesco. In preghiera, davanti al Crocifisso di San Damiano, il serafico padre, scoprì in modo più chiaro la via da seguire: il “Cristo povero e crocifisso”. Da lui ricevette un ordine ben preciso, che si accinse a seguire con tutto se stesso: «Francesco, va’ ripara la mia casa che, come vedi, è tutta in rovina».

Seguirono giorni di travaglio per Francesco. E si sa, ogni travaglio ribalta lentamente ogni esistenza.

Come è avvenuto per Francesco, anche per noi, “Riparare” è quindi il punto di partenza.

In un solo ‘riparare’ vivono due diverse parole, come fossero arbusti le cui chiome però in certi punti si toccano.

“Riparare” la vita di tanti giovani la cui “casa” va in rovina, non è altro che dar loro una rinnovata possibilità, nella consapevolezza che solo l’Amore può salvare un cuore.



I NOSTRI TRE PILASTRI


ACCOGLIENZA

«Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato».

(Lc 15, 31-32)


L’accoglienza è una dimensione per niente scontata nel delicato passaggio di un giovane alla vita universitaria e siamo ben consapevoli (anche per esperienza personale) come questa possa fare davvero la differenza.

L’accoglienza indica apertura. Chi viene “raccolto”, viene fatto entrare in una casa, in un gruppo, in sé stesso. Chi accoglie rende partecipe di qualcosa di proprio, si offre, si spalanca verso l’altro diventando un tutt’uno con lui.

L’idea di trovare sotto lo stesso tetto qualcuno che sta già frequentando la tua stessa facoltà può essere un sostegno fondamentale, soprattutto da un punto di vista di vicinanza umana. A chi sarà interessato al progetto, cercheremo di offrire un’accoglienza senza troppe formalità, mostrando non solo la struttura, ma soprattutto lo stile fraterno e l’impronta che desideriamo vivere nella Casa. Pensiamo ad un tipo di accoglienza che si può ben esprimere nell’immagine di una porta sempre aperta, un luogo che possa accogliere amici e conoscenti, ad esempio, per un pranzo o per un momento di formazione che sia sempre e comunque un incontro significativo e fondante per la vita di una persona.

 

CURA

«Ecco la tenda di Dio con gli uomini!

Egli abiterà con loro

ed essi saranno suoi popoli

ed egli sarà il Dio con loro, il loro Dio». 

(Ap 21,3)


Ogni persona incontrata, ogni istante passato, ogni attività, ogni dono ricevuto, ogni esperienza fatta, ogni gioia provata, ogni dolore affrontato, ogni fatica combattuta, ogni parola detta e ascoltata, possa essere per ogni giovane un tratto del volto del Figlio, che rivela i lineamenti, tanto ricercati, del Padre.

La cura della persona è al centro di questo progetto e passa anche dalla cura della Casa. Parlare di “casa” e non di convitto, non di alloggio, né di residenza trova origine nella bellezza della scoperta di uno stile di cura improntato sulla responsabilità fraterna.

Lo stile ad una reciproca sensibilità è proprio quello che vorremmo promuovere con questo progetto. Un ambiente curato, dignitoso affinché possa essere sempre accogliente e vivibile per chiunque. Una casa in cui Dio e l’uomo possano riposare.


CRESCITA

 Il Signore disse ad Abram:

«Vàttene dal tuo paese, dalla tua patria

e dalla casa di tuo padre,

verso il paese che io ti indicherò.

Farò di te un grande popolo

e ti benedirò,

renderò grande il tuo nome

e diventerai una benedizione».

(Gn 12, 1-2)


La condivisione è componente essenziale di ogni crescita umana e spirituale. Il progetto mira ad una crescita che possa iniziare dalle relazioni condivise all’interno della casa e contagiare i rapporti della vita universitaria, della formazione e degli studi personali.

L’obiettivo è una crescita che contribuisca allo sviluppo di un’identità personale, sociale, culturale e cristiana. Quest’ultimo aspetto è di primaria importanza all’interno del progetto; desideriamo alimentare uno stile evangelico che provi, nella semplicità delle nostre giornate quotidiane, a mettere il Vangelo e Cristo al centro. La condivisione della vita di fede non sarà una prerogativa necessaria per essere accolti nella Casa, ma sarà una proposta fondante per la creazione di una fraternità. All’interno del progetto vorremmo dare un segno concreto di questo stile pensando di riservare uno spazio specifico per la preghiera quotidiana, creando in una delle stanze una cappellina.



La gestione del progetto sarà affiancato, oltre a fr. Andrea M. Cannuccia e dai confratelli, in prima linea da Francesca e Antonio, una giovane coppia di fidanzati, che seguiranno la casa in maniera diretta, che, con la loro presenza stabile all’interno della struttura, ne garantiranno lo stile fraterno e la cura dei singoli.

Francesca: è una giovane di 22 anni, laureata in Scienze dell’educazione che attualmente lavora anche come educatrice presso una comunità sociale che opera nel settore del disagio minorile.


Antonio: è un giovane di 27 anni, laureato in Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana e attualmente insegnante di Religione Cattolica presso il Liceo Artistico “Scuola del Libro” di Urbino.

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